Riguardo l'organizzazione del lavoro, la preparazione delle caldaie viene eseguita rispettando una prassi ben precisa, poiché vengono forgiate prima quelle di piccole dimensioni, quindi le più grandi; questo perché occorre utilizzare due magli di diversa dimensione, che vanno montati e smontati ripetutamente. La colata della ramina invece viene generalmente eseguita di sabato, giorno più libero, risultando negli altri giorni le fucine sempre occupate. In fonderia si lavora senza soluzione di continuità, anche di domenica, giornata generalmente riservata al trasporto presso il negozio di Teramo della merce ultimata, pronta per la spedizione ai clienti (nella rameria è disponibile anche un carretto aziendale, trainato da un cavallo).
Gli utensili in rame che giungono dalla fonderia al negozio di Teramo sono destinati sia alla vendita diretta per la popolazione del luogo, sia, e in misura rilevante, alla numerosa clientela costituita da negozianti e laboratori, distribuiti in linea di massima nell'ambito della provincia teramana, ma comunque anche in ambito regionale (12) ed extra-regionale (in particolare nelle limitrofe Marche, dove tra Ascoli Piceno e San Severino si svolge gran parte di questi affari). Che l’attività si esplica anche ben al di fuori della regione di appartenenza lo si desume da alcune forniture inviate a Bari, dove viene rifornita la ditta di Giuseppe Scianatico e dove vengono avviati pure dei contatti con Giuseppe Lembo, al quale viene offerta la rappresentanza per la piazza barese e provincie limitrofe (ma «non il deposito, perché non potrei disporre tali quantità di rame per farvi essere assortito di quando occorre»). (11) Nei quasi due anni coperti dal registro copialettere si verificano diverse interruzioni forzate dell'attività per le rotture agli impianti e per i problemi idrici: nel giugno 1890 una «settimana se ne andato per accomodare il maglio grande, e metterci il manico nuovo», per questo maglio e per il manico più lungo sono occorse 300 lire di spesa e «otto giorni senza lavoro»; nel capodanno 1891, subito dopo la sistemazione di una rottura agli impianti, «è successo aldri guasti sono tre giorni che ce i falegnami a accomodare», «appena rimise a lavorare ne successo uno più grande angora, e così oggi che è festa si sta angora accomodando»; nel marzo 1891 «se ne cadde una punta alla Boca saria il cerchio che aggisce il maglio cioè quello che mantiene il manico al maglio. Così da ieri e tutta questa notte si è stato accomodando»; a causa di queste rotture «in breve si deve fare una Boca nuova che è due volde che si ruppe sul perno»; nel luglio 1891 fu nuovamente riparato il maglio; nel settembre 1891 gli impianti vengono danneggiati dallo straripamento del fiume, sopraggiunto dopo un periodo di secca: «venne una grande piena, che si portò via tutto il capo forno».
I periodi nei quali il lavoro in rameria risentì degli umori del fiume sono i seguenti: nell’agosto 1890 «la forte staggione ha seccato il fiume totalmente», e provoca ritardi nelle consegne «per causa della feccia nel fiume che da l'acqua alla Ramiera. Se non pio[ve] è un guaio»; ancora nell’ottobre il periodo di siccità perdura: «questa benedetta staggione che non vuole piovere più il fiumo si è seccato totalmente che non si puole lavorare solo qualche ora della notte»; ancora nel settembre 1891 il fiume è in secca, quindi in venti giorni si verificano due piene: «prima non si poteva lavorare per la siccita e poi mi a scapitato due volde per le grosse piene che il fiume a portato». |