Giuseppe Adamoli tornava alla sua famiglia e al suo lavoro, pur nel timore di possibili sfavorevoli notizie di carattere politico provenienti dall'aquilano. Le indagini dovettero rivelarsi lunghe, perché trascorsero più di 50 giorni per la cruciale risposta, che infine lo assolveva pienamente "per ciò che riguarda la politica". Risultava però "censurabile nel lato della religione e della morale, non adempiendo ai doveri della prima, e frequentando le donne di cattivo costume". Giuseppe forse doveva ora più di una spiegazione alla moglie Doralice, turbata ancora negli affetti dopo le vicende che avevano colpito nel 1849 il fratello Isidoro Strina e il cognato Ascanio Vicentini, nell'ambito delle vicende di carattere risorgimentale che diedero vita al processo per i cosiddetti "Fatti di Paganica".
Passaporto rilasciato dal Cardinale Legato della provincia di Bologna (Governo Pontificio) a Giuseppe Adamoli nel giugno 1842 per l'ingresso ad Aquila nel Regno di Napoli Carta di Passaggio rilasciata dal Sindaco di Tossicia a Giuseppe Adamoli nell'ottobre 1852 per un viaggio di lavoro a Napoli effettuato col sig. Marconi di Chiarino di Tossicia (proprietario di una ramiera) per un acquisto di rame. |