Umberto Adamoli
L'ANGELO DEL GRAN SASSO
(Dramma storico in quattro atti)


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     Se qualcuno s'ammalava, vegliava, in ansia, vicino al suo letto. Pregava, pregava per la nostra salute e per il nostro avvenire. E pregava per gli amici e per i nemici, per i vivi e per i morti.
     Ricordo, con pena, il nefasto anno della più grande sventura che possa colpire casa benedetta, marito felice, figli innocenti.
     Non s'era ancora riavuta la mamma per la perdita della piccola Rosa, quando le era rapita Adele, altra tenera violetta, coperta ancora di rugiada.
     Profondo era lo spirito religioso della mamma. Questa volta la sua fede non la salvava dalla folgore che le schiantava il cuore. Tredici giorni soltanto sopravvisse all'ultimo lutto. Giunse all'estrema dimora quando i fiori erano ancora freschi sull'altra tomba.
     Io non avevo che tredici anni. Aiutata dalla buona governante Pacifica, dovetti prendere, nella casa velata di nero, il posto della mamma.


     FRANCESCO
     E fosti, nei primi anni e sempre, una madre sollecita, dolce, affettuosa. Anche tu, d'inverno, in piena notte, hai vegliato sul nostro riposo. Ci fai vivere nella poesia della santità.
     Conosciamo, sorella cara, le tue rinunce, i tuoi sacrifici, le tue ansie per noi, e le tue speranze. Ma noi mal rispondiamo alla tua generosità. Veramente, non gli altri fratelli, ma io, soltanto io sono il cattivo.

     MARIA LUISA
     No, Francesco, non sei cattivo. Soltanto in qualche momento non sai conservare la calma. Facilmente ti lasci vincere dall'ira, e rispondi spesso all'offesa con l'offesa. Nella vita, e il Vangelo ce lo insegna, occorre sempre usare prudenza e bontà.


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Umberto