Si spegne la voce, cala il sipario sulla scena meravigliosa. Cala il sipario su quella vita che, nel fior degli anni, nella pienezza del sentire, lascia le miserie della terra, gli inganni del mondo, per innalzarsi alle gioie serene, alle dovizie del cielo.
Silenzio. Ascoltate. E' festa oggi a Spoleto. Non udite gli applausi? Tra poco il Serafico sarà qui di ritorno per l'ultima volta, per l'ultima lotta. Aspra lotta con le forze del male, con il nemico tenebroso. E il Serafico, scosso da musica maliosa, tentenna, si accascia, si rincuora, vede il baratro, l'inganno, urla, si dispera. Si riprende, si rianima, reagisce, vince. Vince il forte, contro le forze del male, l'ultima lotta. Vince per divenire, dopo la briosa vita mondana, dopo l'ultima fiammata, il santo dei giovani, l'Angelo del Gransasso, San Gabriele dell'Addolorata.
Ed ora parlate. Preparatevi, intanto, anime gentili, a versare qualche lagrima, su l'ultima scena, del mistico dramma.
(Si ritira. Rientra Pacifica con candelieri)
QUADRO SECONDO
SCENA QUINTA
CHIARA
(che tornando porta le prime notizie della recita, con enfasi)
Che spettacolo mia cara Pacifica. Ho assistito a un avvenimento d'arte veramente eccezionale. Ha recitato quasi sempre il vostro Francesco e ha recitato come un angelo. Sembrava nel declamare che si sollevasse e con se sollevasse tutto l'uditorio. A ogni fine di recita gli applausi scrosciavano con la forza d'un uragano. L'Arcivescovo non si stancava di esprimere al signor Sante, che gli sedeva vicino, la sua ammirazione.
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