Umberto Adamoli
L'ANGELO DEL GRAN SASSO
(Dramma storico in quattro atti)


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     GIOVANNETTI
     E' vero, ma al superstite resta sempre il dovere di sopravvivere, per le superiori leggi dell'esistenza.

     FRANCESCO
     Ciò che farò.


     PARENZI
     Benissimo. Allora a domani sera.

     (Gli amici, salutato con allegria Francesco, se ne vanno)

     FRANCESCO
     A domani sera!
     (Dopo essere stato per un poco raccolto in sè stesso, ripete)
     A domani sera!

     (Rientra Pacifica)


     SCENA QUINTA

     FRANCESCO
     Sempre buona, questa cara Pacifica e sollecita per il suo povero Checchino. Ma che povero! Povero è colui che non sa ribellarsi in tempo alle umane vanità... Non è vero?

     PACIFICA
     Saggio è il tuo parlare. Vorrei però che considerassi con uguale saggezza lo stato di tuo padre e il tuo dovere di figlio.
     Sempre fermo nei tuoi propositi?

     FRANCESCO
     Fermo più che mai, come ho detto al babbo. Non è più possibile uscire dalla fiamma che sempre più m'avvince, m'illumina, mi riscalda. Presto lascerò questa casa e questa cittadina, che nella sua bellezza, nel suo fascino, m'ha visto e mi vedrà ancora per poco folleggiare nelle giovanili follie. Ma a queste follie seguirà, inesorabilmente, l'espiazione più severa, in uno dei più severi Ordini Religiosi.


     PACIFICA
     Sempre quello dei Passionisti?


     FRANCESCO
     Sì.

     PACIFICA
     E dove andrai?

     FRANCESCO
     Dove, secondo la Regola, mi manderanno. Se mi fosse consentito, sceglierei un Ritiro che è nella terra aprutina, verso la montagna, lontano dalle passioni del mondo. Ritiro che ha, per quanto mi è stato detto, da un lato, con la cima sempre bianca di neve, il Gran Sasso d'Italia; dall'altro, più lontano, l'azzurro mare. Tra i monti e il mare valli verdi e profonde; fiumi freschi d'acqua, con il loro perpetuo canto; colline ricche di vegetazioni; boschi fitti d'abeti, carichi di leggende, già rifugio, come nei nostri boschi, di eremiti, di santi.


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Umberto