GIOVANNETTI
E' vero, ma al superstite resta sempre il dovere di sopravvivere, per le superiori leggi dell'esistenza.
FRANCESCO
Ciò che farò.
PARENZI
Benissimo. Allora a domani sera.
(Gli amici, salutato con allegria Francesco, se ne vanno)
FRANCESCO
A domani sera!
(Dopo essere stato per un poco raccolto in sè stesso, ripete)
A domani sera!
(Rientra Pacifica)
SCENA QUINTA
FRANCESCO
Sempre buona, questa cara Pacifica e sollecita per il suo povero Checchino. Ma che povero! Povero è colui che non sa ribellarsi in tempo alle umane vanità... Non è vero?
PACIFICA
Saggio è il tuo parlare. Vorrei però che considerassi con uguale saggezza lo stato di tuo padre e il tuo dovere di figlio.
Sempre fermo nei tuoi propositi?
FRANCESCO
Fermo più che mai, come ho detto al babbo. Non è più possibile uscire dalla fiamma che sempre più m'avvince, m'illumina, mi riscalda. Presto lascerò questa casa e questa cittadina, che nella sua bellezza, nel suo fascino, m'ha visto e mi vedrà ancora per poco folleggiare nelle giovanili follie. Ma a queste follie seguirà, inesorabilmente, l'espiazione più severa, in uno dei più severi Ordini Religiosi.
PACIFICA
Sempre quello dei Passionisti?
FRANCESCO
Sì.
PACIFICA
E dove andrai?
FRANCESCO
Dove, secondo la Regola, mi manderanno. Se mi fosse consentito, sceglierei un Ritiro che è nella terra aprutina, verso la montagna, lontano dalle passioni del mondo. Ritiro che ha, per quanto mi è stato detto, da un lato, con la cima sempre bianca di neve, il Gran Sasso d'Italia; dall'altro, più lontano, l'azzurro mare. Tra i monti e il mare valli verdi e profonde; fiumi freschi d'acqua, con il loro perpetuo canto; colline ricche di vegetazioni; boschi fitti d'abeti, carichi di leggende, già rifugio, come nei nostri boschi, di eremiti, di santi.
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