(Escono canticchiando qualche motivo di romanza. Poco dopo entrano Sante e Pacifica)
SCENA TERZA
SANTE
Nonostante i miei molti anni e la lunga esperienza, non sono ancora riuscito a comprendere questo benedetto figliuolo. Muta a ogni momento come muta il tempo, come muta la fortuna. Ora buono, remissivo, affettuoso; ora irascibile, impetuoso, ribelle. Ora, nella pace dei boschi, amante di solitudine e di silenzio; ora, nel tumulto della città, desideroso di ballo, di teatro, di chiasso.
In questo momento offre ancora una volta la prova del suo bizzarro carattere. Nel mentre sta per partire, per la più dura clausura, povero come San Francesco, partecipa, lussuosamente vestito, a una festa di mondana giocondità.
PACIFICA
Con la sensibilità di donna, credo di indovinare ciò che arde nello spirito di questo prodigioso ragazzo. Ho il presentimento che il più amante delle terrene gioie, debba, col tempo, far parlare di sè, come i grandi santi, usciti vittoriosi dal fuoco delle umane passioni.
SANTE
Se il cielo vuole così, mi rassegno al mio destino non benigno. Ora vado, mia buona Pacifica; vado ad assistere, con un non so che di turbato nell'animo, a questa ultima rappresentazione.
(Esce)
SCENA QUARTA
PACIFICA
(Rimasta sola, si mette a sfogliare anche lei, melanconicamente, l'albo di famiglia. S'ode dopo poco bussare alla porta ed entra, in visita, un'amica, Chiara, un po' ciarliera; tipo di vedova briosa)
CHIARA
Grande festa oggi a Spoleto. Da giorni molto si parla di questa rappresentazione che sta per avere inizio nel teatro dei Padri Gesuiti, e certo il vostro Francesco sarà, come sempre, l'anima della festa, l'oggetto degli applausi. E' davvero bravo e bello e non a torto le ragazze se ne innamorano, come se ne è innamorata la graziosa Pennacchietti. Si parla d'un prossimo fidanzamento.
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