Questo tra l'altro era stato detto a Rocca Santa Maria, ove si decise pure di festeggiare la vigilia dei nuovi eventi.
Sull'alba serena del nuovo giorno il suono di corni corse di poggio in poggio, di valle in valle, di monte in monte per chiamare a raccolta. E gente si mosse e arrivò da ogni parte, spigliata, allegra, vestita a festa. I giovani, freschi come la primavera che fioriva, dal cinguettio vivace come quello degli uccelli, formarono qua e là gruppi allegri.
Chiaro appariva, in quel movimento, il ripopolamento della montagna, nella tregua delle armi.
Non mancò padre Fulgenzio a risollevare gli animi con la sua parola di fede, d'amore, di speranza. Dopo la messa, celebrata all'aperto, si fece la processione propiziatoria. I giovani aprirono una viva gara, con offerta di danaro, per il trasporto a spalla, delle statue dei santi.
E la processione si svolse, nel fresco passeggio, tra canti e pioggia di fiori.
E allegra fu la colazione consumata, sul mezzogiorno, su i prati, su i poggi, entro i valloncelli, tra gli alberi. E i canti risposero ai canti, in gara poetica, in cortesia d'amore. L'anima popolare vi si sentiva, come si sentiva lo stormir delle foglie, il gorgoglio delle fonti, la musica della foresta, nella commovente spontanea semplicità.
La festa continuò, spensierata e rumorosa, con giuochi e danze, per tutto il pomeriggio. In sulla sera, il giuramento di fedeltà alla montagna, l'adunata si sciolse, mentre sulle cime dei monti, come per comando, s'accesero grandi fuochi.
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