Noi siamo per voi dei fuorilegge. Ecco l'errore. Non siamo, invece, che soldati dello Stato libero e indipendente della montagna. Banditi, come ci chiamate, sono i senza patria, coloro che si sono in questi giorni venduti a vuoi.
Ma tutto questo a voi non interessa. Quel che a voi può interessare è la vostra liberazione, che potrete ottenere con l'adoperarvi per la liberazione dei nostri soldati, rinchiusi nelle carceri di Teramo e di Montorio."
In quello stesso giorno, dopo un'ampia calma discussione, partì per la città, con molte promesse e molte speranze, uno di quegli ufficiali. Ma il Torrejon, sempre più arrogante, rispose negativamente alle offerte fatte. Nessun accordo. I banditi, che non facevano più paura, avevano un solo mezzo per salvare le proprie famiglie e gli amici: presentarsi in città con tutte le armi, o scomparire per sempre dal territorio del vicereame.
"Scomparire per sempre!", disse Santuccio agli altri. "Razza maledetta, imbastardita dal sangue degli arabi, un tempo loro padroni. Se altre ragioni non ci trattenessero, ben altro linguaggio faremmo tenere al novello despota di Teramo.
Ma oggi, toccati nella parte più viva, ci è forza tenere altra condotta. Se per la salvezza delle nostre famiglie dobbiamo partire, partiremo. Venezia ci aspetta. Andremo a Venezia, che è pure italiana, quindi la nostra stessa patria.
CAPITOLO OTTAVO
I sogni, cari ai giovani, sono fragili come gigli, tenui come i colori dell'aurora. La fantasia commossa vi ricama attorno, con morbida mano, vaghi disegni, rosse lusinghe, ma non tarda la luce della realtà, come quella del sole sull'aurora, con crudele compiacenza, a disfare a un tratto la delicata trama.
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