"Certamente."
"Come si chiama?"
"Che importa a te il nome?"
"M'importa e prima di uscire di qui dobbiamo accomodare questa faccenda."
"In che modo?"
"Tu non devi più pensare a quella donna."
"Chi me lo proibisce?"
"Chi ha su di lei maggiori diritti. Tu sapevi che la donna da te circuita non era libera. Tu sei un intruso."
"Ne vogliamo fare per ciò una tragedia?"
"Se è necessario anche una tragedia. Il tesoro aspetta il suo custode."
"E sia."
Per un momento su quel prologo, che ben delineava i termini della lite, parve sospeso il respiro del bosco. Poi i due si lanciarono, accesi d'odio, l'uno contro l'altro, ferocemente, con i pugnali in aria. Breve la lotta, terribile l'epilogo.
L'uno sanguinante lasciò torvo il bosco; l'altro rimase con lo spirito, secondo i patti, a guardia del tesoro.
Il corpo, raccolto il giorno dopo da boscaioli, era trasportato per la sepoltura a Valle Castellana.
Molte le congetture su quel caso strano e oscuro; nessuno s'avvicinava alla verità. Il bosco solo avrebbe potuto fare rivelazioni; ma il bosco non parlava. I fatti di sangue, d'altra parte, erano tanto frequenti in quel torbido tempo che non impressionavano più né spingevano a ricercarne le cause e gli autori. Le famiglie che ne erano vittime, senza molto indugiare, dovevano piangere in silenzio sul proprio dolore.
Questa volta però si trattava d'un bandito e poteva il fatto esporre la popolazione al pericolo della rappresaglia. Ma Santuccio, scosso da tanti altri affanni, vi rinunciava. Non intendeva d'altra parte, tanto più che il mistero avvolgeva il delitto, commettere altri non giustificati atti di sangue.
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