Umberto Adamoli
I BANDITI DEL MARTESE
(Romanzo storico)


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     Prima di ripartire, la banda depose una corona di fiori, tra i commenti commossi del popolo, nella casa della eroina di Propugnaculum Piceni.
     Altra festosa accoglienza ricevé la banda a Loreto, altra storica cittadina, ove Santuccio doveva scogliere un voto. Il giorno dopo, quando il sole illuminava il mistico colle, in seguito ad accordi col Rettore, era raccolta nel vasto Santuario, già colmo di gente. Mentre l'organo con largo suono diffondeva le sue melodie, entrò dalla sacrestia il clero officiante.
     I banditi, non usi a quelle cerimonie, ne rimasero fortemente colpiti. Avevano inteso sulla montagna, quasi come manifestazione degli oscuri regni, il fracasso della valanga, l'urlo dei venti, il fragore dell'uragano, ma là, in quel tempio, sentivano la voce della divinità.

     A Santuccio non erano nuove quelle cerimonie. Ma quanti eventi dopo i giorni del seminario, nella movimentata vita. Eventi che avevano in sé la gaiezza della farsa, la delicatezza della lirica, il turbamento del dramma, la terribilità della tragedia.
     A un certo momento tutta la banda s'avvicinò all'altare. Dopo Santuccio, a scioglimento appunto del voto, depose la sua armatura nella piccola casa della nera Madonna venuta dal mare.



     Nel pomeriggio, tra gli applausi e gli auguri, la banda riprese il cammino verso Ancona, per imbarcarsi, secondo precedenti accordi, per Venezia. Il sole, in una luminosa giornata, di poco aveva varcato la metà del suo corso, quando i nostri, tra la generale curiosità, entrarono in bell'ordine nella città di san Ciriaco.


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Umberto