Umberto Adamoli
I BANDITI DEL MARTESE
(Romanzo storico)


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     "Ogni regione, certo, ha le sue bellezze. E le donne come sono?"
     "Come i fiori dai vividi colori, nati spontanei nella libertà dei campi. Vestono senza artificio e vestono con panni da esse tessuti nel telaio domestico.
     La domenica, vestite a festa, vanno a messa, nella piccola chiesa ove vanno, in devoto raccoglimento, anche i giovani. E sono brune."
     "Brune?"
     "Si, e armonicamente costituire, esuberanti di vita."
     "Amano?"
     "Ingenua domanda. Tutto quanto è sotto l'influsso della luna, pallida amica degli animi che palpitano, arde d'amore. Amano gli uccelli, gli insetti, i fiori; amano gli uomini. Ritengo però che la bruna del Martese, che non finge né sopporta infingimenti, sia in amore più fervida della bionda nata nella morbidezza della laguna di San Marco.

     Semplici sono i nostri costumi."
     "Non so. Perdona la mia curiosità, cugino. Il bisnonno, quando ero bambina, mi raccontava piacevoli e strane novelle e mi parlava di banditi. Chi sono questi banditi?"
     "Chi erano, vuoi dire. E' ormai tramontato, come tramontano tutte le cose, il loro regno. Ma che importa a te di banditi? Gente d'armi era, che viveva sulla montagna, assetata di libertà, che non conosceva la paura, non temeva la morte.
     La vita, cugina, è commedia e dramma insieme, gioia e dolore. Dopodomani partiremo per il teatro della tragedia."
     "Così presto? Non tornerete dopo a Venezia?"
     "Non so. Dipenderà dalla benignità o meno del caso, e degli umani eventi. Ma la tragedia si scioglie sempre nel sangue."
     "Non dir questo. Tu vivrai. Noi ci rivedremo."


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Umberto