Umberto Adamoli
I BANDITI DEL MARTESE
(Romanzo storico)


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     Su tutto pioveva una luce morbida di crepuscolo.
     Quei montanari, nell'apparire, attirano la generale attenzione. Con la semplicità dei bruni vestiti, con i visi dal bronzeo colorito, costituivano un vivo contrasto con quel mondo posticcio di cipria.
     Successivamente la scena magica, con l'inizio del preludio sinfonico dell'opera Orontea del maestro fra Marcantonio Cesti, mutava. Comparivano a mano a mano sul palcoscenico illuminato gli artisti, anch'essi falsi nei vestiti e nelle sembianze.
     Santuccio e Centiolo rammentavano le funzioni religiose là nel Duomo di Teramo, il suono dell'organo, i canti liturgici che pure scendevano a scuotere l'animo commosso, ma in quel ritrovo fantastico altro effetto producevano e musica e canto.
     Talvolta essi avevano la sensazione come se si trovassero in uno di quei mondi misteriosi visti nella stranezza dei sogni o creati dalla fantasia accesa di narratori di leggende.

     La guida li seguiva nelle espressioni e quando calò il sipario sul primo atto rivolse loro la parola.
     "Lavoro delizioso, non è vero? E' certo tra le opere più belle scritte, nel silenzio del convento, dal francescano padre Cesti, morto qualche anno fa. Sempre con godimento ascoltava questa opera e applaudiva. Il maestro vi ha rivelato genio anche per avere introdotto nel lavoro, per la prima volta, il preludio sinfonico, novità festosamente accolta, che avrà nell'avvenire, senza dubbio, fortuna.
     Dei cantanti che ve ne pare? La soprano, dall'ugola d'oro, che manda in delirio il pubblico, è la celebre Luigia Todi."


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Umberto