A differenza di Venezia, gabbia dorata, qui ci possiamo muovere in ogni direzione, liberamente. E saliamo le colline e le montagne, per rivivervi un po' la nostra passata vita.
Spalato ci è cara anche perché, come ci assicurano, ha di fronte a no, di là dal mare, la nostra bella terra e che da queste alture, nei giorni sereni, si vede la cima del nostro Gran Sasso. Per quanto si salisse in alto e si scrutasse, con l'anima negli occhi, di là del mare, la nostra ansia non è stata mai appagata. Ma vi siamo sempre tornati, per rimirare, se non altro, il cielo sotto il quale voi vivete.
L'illusione di cose care scende sempre come balsamo nell'animo angosciato.
Ed ora sono lieto di dirti, e tutti i buoni ne dovrebbero gioire, che le bande del Montecchi e del Colranieri, nei combattimenti contro i turchi, si sono già coperti di gloria.
Noi, per il momento, restiamo qui in attesa della nostra ora. L'aspettiamo con impazienza. La prova non dovrà fallire. E' un impegno sacro rispetto ai nostri caduti, alle nostre famiglie, al nostro onore. Ogni giudizio men che favorevole sul nostro passato dovrà essere col sangue cancellato per sempre.
La lettera continuava in una crescente commovente esaltazione.
Era tutto un risveglio di quei sentimenti elevati, che potevano essere sopiti negli animi degli italiani, spenti mai. Risveglio che non faceva certo piacere agli stranieri, divenuti, dopo la scomparsa dei banditi, insopportabilmente arroganti.
Il preside Garofali, che aveva sostituito il Torrejon, di nome e di sangue italiani, non era nella persecuzione meno zelante del suo predecessore.
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