Poi la cattura, la notte d'ansia, i banditi che cantavano, un bandito mi parlava d'amore.
- Voi siete bella, gentile Barbara... più bella della primavera che penetra maliosa nei nostri pensieri, nei nostri cuori, nel nostro sangue, nella nostra vita. -
Ricordi? Io, nei miei diciotto anni, non avevo mai inteso un tal parlare.
Poi?... Poi il resto. Ora la dolorosa lontananza, la penosa attesa.
Tempo fa Cinzia altri ed io andammo, come per pellegrinaggio, a rivedere il poggio sul quale accendemmo quella luce che difficilmente si spegnerà nei secoli. Ciò che vi provammo non è possibile ripetere. Sembra che non vi siano parole per poter esprimere certi sentimenti, nascosti come gemme nella profondità dell'anima. E rivedemmo la piccola chiesa, dove si pregava.
La sera, quando le ombre riempirono con la mestizia la valle, i boschi, i monti pregammo ancora per voi."
Così Barbara a Santuccio.
I turchi, dopo le gravi sconfitte di Grecia, ridivennero, per la rivalità tra gli Stati europei, pericolosi. Il loro disegno di ricacciare i veneziani dalle terre conquistate era evidente.
La moralità politica di allora, che si reggeva sull'egoismo e sulle ragioni dinastiche, non faceva sperare una duratura intesa tra le case regnanti per una comune difesa contro la minaccia maomettana.
Anche sul prode principe Eugenio, al servizio dell'impero, non si poteva fare sicuro assegnamento. Venezia, quindi, nonostante le promesse, non poteva fidare che soltanto sulle proprie forze e su quelle dei volontari aprutini, che già tante prove di fedeltà e di valore avevano dato sui diversi campi di battaglia. Per tali ragioni aveva fornito i mezzi affinché Domenicantonio Montecchi, fratello di Giulio, tornasse a Offida per arruolare i banditi là rifugiati dal teramano, allo scopo di reintegrare le perdite.
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