Umberto Adamoli
I BANDITI DEL MARTESE
(Romanzo storico)


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     All'inizio del 1697 le tre bande, ricostituite nella loro forza iniziale, si trovavano ancora a Spalato e Traù.
     I maomettani intanto rioccupate alcune contrade, minacciavano di nuovo la Dalmazia. Il riposo non sarebbe durato ancora a lungo. Giunse infatti a Spalato, in uno di quei giorni, un ufficiale della repubblica, che disse a Santuccio e a Giulio:
     "La Serenissima, e voi lo sapete, considera le vostre bande, e a giusta ragione, tra le migliori sue truppe. In ogni occasione avete dato prove tali che non vi possono essere più dubbi su la vostra bravura. Nessuno come voi ha capito l'importanza della strenua lotta della repubblica contro una aggressione che se trionfasse verrebbe a travolgere tuta la nostra millenaria civiltà. Noi la difenderemo questa civiltà, a qualunque costo, sino in fondo. Si spera che gli altri Stati, anche essi minacciosi, lo comprendano e si schierino, per una comune difesa, ancora una volta al nostro fianco. Nel caso contrario Venezia saprà fare da sé, con le sole sue forze, tra le quali annovera le vostre forze e dove siete voi, come avete ben dimostrato, nessuno passa. Voi state scrivendo, nel vostro poema, un'altra splendida cantica.

     Vengano un giorno gli increduli a frugare nei nostri archivi! S'inchineranno pensosi dinanzi ai vostri nomi, stampati nella nostra storia a caratteri d'oro.
     E' poi nostra intenzione, come già si fece per i superstiti del prode Marco Sciarra, di eleggervi cittadini della repubblica in modo che, a pace conclusa, possiate godere i diritti e i benefici che oggi vi derivano dallo stato di guerra.


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Umberto