Umberto Adamoli
I BANDITI DEL MARTESE
(Romanzo storico)


Pagina 118
1-10- 20-30- 40-50- 60-70- 80-90- 100-110- 120-130

[Indice]

     "E' ancora molto lontana Sebenico?"
     "Abbiamo superato, grazie al vento favorevole, la metà del cammino. Se nulla muta vi arriveremo nelle prime ore del giorno. A Sebenico aspettano con ansia il vostro arrivo. I turchi, giunti nel territorio di Citelut, stanno per attaccare i monti che costituiscono l'ultimo baluardo della Dalmazia. Il pericolo è grave. Una vostra banda è stata già mandata da quelle parti. Voi, come è nella comune credenza, rappresentate la salvezza."
     "Ci adopereremo nel miglior modo, per sacro dovere, per impegno d'onore. Amiamo Venezia, che sa tenere altro il prestigio latino."
     "E' vero. Anche il Piemonte ha, in tal senso, alte benemerenze."
     "Ha anch'esso, senza dubbio, fiammate d'italianità, ma è soffocato dai forti Stati che lo circondano. Il prode principe Eugenio è per necessità al servizio dello straniero.

     Non è da escludere però che i figli delle Alpi non debbano anch'essi scrivere, nella storia d'Italia, la loro pagina gloriosa.
     Diteci: non si incontrano più pirati da queste parti?"
     "Da qualche tempo non danno più segni di vita. Venezia ebbe a fare contro di essi una guerra spietata ma santa. Sembra che i superstiti si siano rifugiati, protetti dai loro amici maomettani, nelle isole dell'Egeo.
     Non visitavano questi signori, briganti del mare, la vostra terra?"
     "Qualche volta, ché avevano un sacro terrore dei nostri banditi."
     "Conosco un po' anch'io i vostri banditi. Una volta approdai nella rada di Ortona per caricarvi grano. Scendemmo, io e i miei, cercammo, domandammo, senza nulla rinvenire. I banditi appunto, con un colpo di forza, avevano fatto prendere a quel grano altra direzione. Dove vivono?


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]

Umberto