Chi sa che un giorno questi nostri ragazzi, con le loro manie, come tu dici, non debbano far parlare per la santità della loro vita.
BERARDO
Illusioni! Illusioni!
SCENA SECONDA
(una fantesca, che entra)
I giovani conti Ennio e Federico, che sono qui fuori, desiderano....
CONTE
(interrompendola)
Ma fate entrare, fate entrare.
(I giovani, accompagnati per un tratto dalla fantesca, entrano. La fantesca si ritira)
ENNIO
I nostri rispettosi omaggi alla gentile contessa e al signor conte...
CONTE
Sempre amabili i nostri giovani amici. Quali novità?
FEDERICO
Siamo qui per avere vostre notizie e anche per invitare Berardo a una delle nostre cacce, sulla montagna.
CONTE
A una caccia? Impresa non facile il condurlo con voi. Non sapete come Berardo vive? A ogni modo tentate.
ENNIO
Vorremmo, perciò, parlare con lui... Ah eccolo!
(Mentre Berardo entra i giovani gli vanno incontro, festosi. Berardo si mostra serio, austero)
FEDERICO
O Berardo, amico dei boschi, hai inteso? Domani ti vorremmo con noi, almeno per una volta, a una allegra partita di caccia.
BERARDO
Grazie, ma non vengo.
ENNIO
Non vieni! Come non vieni! Su, via. E' ormai tempo, anche per le tue condizioni, di muoversi, di entrare nell'umana convivenza, che ti desidera, che ti aspetta sì con i suoi diritti, ma anche con le sue feste, i suoi svaghi, i suoi godimenti.
BERARDO
(sempre turbato)
Non vengo e vi prego di non insistere.
FEDERICO
Sta bene. Ma non comprendo come, nello sfolgorio della primavera, si debba vivere nella freddezza dell'età canuta. Vieni, vieni e vedrai, con il suono dei corni, i latrati dei levrieri, il rincorrere la preda, quanti svaghi offre ancora la vita. E delizioso è il riposo, dopo la fatica, in compagnia di dame gentili e damigelle, tra fiori e acque, che cantano poesia.
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