Umberto Adamoli
VEGLIA AL CONFINE
(Dramma in quattro atti)


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     2° FINANZIERE - Ma lasciami in pace. Piuttosto, se vuoi vincere la noia, leggi anche tu.

     1° FINANZIERE - Se fossi gonzo. Odio i libri che ebbero ad avvelenare la mia adolescenza.

     2° FINANZIERE - Come, come?

     1° FINANZIERE - Sì, sì. La mia giovinezza fu appunto avvelenata dai libri, imposti a me dall'ambizione de' miei genitori. Facevano i sarti, lasciate fare pure a me il sarto. Invece no. Invece, contro la mia volontà e le mie attitudini, dovevo studiare, con il bel risultato d'essere a casa maltrattato, a scuola rimproverato dagli insegnanti, beffeggiato non a torto dai compagni. Rammento quando chiamato a conferire andavo a cercare sulla carta, tra la generale ilarità, Madrid nel cuore della Russia, Parigi in Africa, il Monte Bianco nella catena degli Urali. E nella storia? Venivano fuori, nelle risposte, vere cartoline allegre per il pubblico.


     2° FINANZIERE - Certo, lo studio forzato è una vera tortura e non serve che a creare sfaccendati nella vita, scontenti, imbroglioni.

     1° FINANZIERE - E i genitori, pieni di vanità, non la vogliono capire. Si è contadino, si faccia il contadino; si è operaio, si faccia l'operaio. Ma lasciamo andare, ché su questo argomento vi sarebbe da scrivere un romanzo e doloroso.

     2° FINANZIERE - Tutti però, anche gli operai, se non allo studio, si dovrebbero dedicare alla lettura, che eleva, che riempie l'anima, ansiosa di luce, di pensieri, di santi desideri.

     1° FINANZIERE - Quando, con i romanzi gialli, non spinge al delitto... Vivevano così bene, i nostri antenati, nella loro placida ignoranza.


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Umberto