Tra le tante lamentele per la insoddisfacente qualità del rame ci si imbatte talvolta anche in una isolata voce di compiacimento: verso il fornitore anconetano Trevi, vengono usate parole di ringraziamento per aver ricevuto «tutti pezzi piccoli che è un piacero a lavorarlo senza che si vada a rifonderlo». Il ramaio teramano invita Trevi a farlo «godere [di] qualche partita di piccoli pezzi», e gli indica chiaramente la qualità del rame vecchio che desidera ricevere: non deve avere stagno, non devono esserci saldature d'ottone, devono essere piccoli pezzi di rame vapore, pezzi di caldaie; i lastroni di ferrovia li definisce buoni ma occorre tempo per spezzarli.
Infine problemi di cattiva qualità giungono anche dell’ottone, non apprezzato quando questo è costituito da «avanze di fabri che ci può essere tutto zinco».
I problemi sul peso
Altro problema ricorrente nell’attività degli Adamoli è la variazione di peso della materia prima ordinata, che scaturisce durante il trasporto; tale inconveniente è definito dal commerciante teramano una «piaga in guaribile». Il trasporto delle partite di rame avviene tramite ferrovia (in due differenti modalità: a piccola velocità e a grande velocità, per le spedizioni urgenti) o tramite i carrettieri locali (19) ai quali si ricorre per i viaggi più brevi, e che forniscono un servizio più economico.
Le forniture di rame più consistenti viaggiano generalmente via ferrovia: con l’ausilio di un procuratore dei commercianti, che tramite procura esegue il ritiro della merce, le partite vengono pesate nella stazione di origine e, al momento del ritiro, nella stazione di destinazione; all'arrivo con una certa frequenza la pesatura risulta diversa, soprattutto in conseguenza delle impurità presenti nel rame, che provocano un calo naturale della merce anche significativo. Su partite di diversi quintali si accendono discussioni per differenze di 1-2 chilogrammi, e talvolta le polemiche sono molto accese anche su qualche centinaio di grammi; nei casi controversi le pesature vengono ripetute più volte con la bilancia del commerciante (che possiede personalmente una «bilica della portata di una tonnellata», chiamata anche basuglia o bascuglia) e se le discussioni non vengono risolte si giunge alla minaccia di restituzione della partita incriminata. Quando la merce viene rifiutata, il commerciante teramano evita di sottoscrivere la bolletta di svincolo e, in attesa di risolvere il dissidio per la differenza di peso, lascia in giacenza la merce presso il deposito della stazione, dove questa viene gravata dei diritti di magazzinaggio.
(19) Nel registro sono citati diversi personaggi locali che prestano servizio in qualità di carrettieri: Ragnitto, Pigì, Domenico D’Emidio, Antonio, Nastaro, Nallone, il teramano Biagio Di Francesco.
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