FRANCESCO
Sono amici simpatici, pieni di brio, di vita, di festosità. Ma, nonostante la mia spensieratezza, amo anche la compagnia di persone buone, miti, gentili che portano, nei loro atti, quel senso di moderazione, di religiosità che tocca il cuore e fa rimanere pensosi. Cara mi è, sovra a tutte le altre, la vostra compagnia.
PACIFICA
(mentre s'allontana con Maria Luisa dalla parte di sinistra)
E lo sappiamo, lo sappiamo, caro il nostro Checchino.
(Francesco va incontro, dalla parte di destra, agli amici. Poco dopo rientra con i visitatori, che si mostrano spigliati, allegri, scherzosi)
GIOVANNETTI
Anche noi ti magnifichiamo, compagno di giovinezza, quando ti dovremmo bandire, senza pietà, dai nostri convegni. Troppo con la tua luce offuschi le nostre persone.
FRANCESCO
Vi verrò forse a mancare davvero. I miei mi richiamano a una vita meno tumultuosa.
GIOVANNETTI
Ah questo no! Scendano su di noi tutte le ombre, ma non ci manchi la luce del nostro «princeps iuventutis».
FRANCESCO
Siete buoni, amici, ma vi debbo confessare che, in questa faccenda, io pure ho ormai i miei scrupoli. Mentre i miei fratelli, da altro fuoco riscaldati, vivono in saggezza, io, nella mia cecità, mi vado ancora azzuffando, nelle strade, come un piazzaiuolo della peggiore specie.
Ma altro scrupolo mi tormenta. Ricordate la mia ultima malattia, che m'aveva condotto sull'orlo del sepolcro? Elevai, come i miei, la mia preghiera al cielo. Se guarivo la mia vita sarebbe stata consacrata a Dio. Guarii, come per miracolo, ma la mia promessa non fu mantenuta. Sono ancora, da spergiuro, in mezzo a voi, nei mondani godimenti.
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