Umberto Adamoli
L'ANGELO DEL GRAN SASSO
(Dramma storico in quattro atti)


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     SANTE
     Passava così la fanciullezza, passava la giovinezza. Sembra ieri quel tempo, in cui, studentelli in vacanza, visitavamo, colmi di gioia, i piccoli laghi e la cascata delle Marmore, che spumeggiava, nel precipitare, con la bianchezza della neve.
     Ed ora sono qui, amico dei lieti anni, fiaccato dalle sventure e dal peso del tempo.

     MAUSILIO
     Già, molti lustri son passati da quando, laureati, lasciammo Roma, con l'animo pieno di vigore, di sogni, di speranze. Ma purtroppo le insurrezioni, le congiure, le guerre ci resero faticoso il cammino, e i negatori di Dio ebbero pure a rendere difficile la civile e religiosa fedeltà al Santo Padre.

     SANTE
     E in verità, in tanto disordine, fui ben molestato nelle funzioni di governatore. Nonostante ciò, nella bellezza della famiglia, vedevo ancora bella la vita. Dopo le fatiche e le angustie del giorno, la casa m'appariva, nel rientrarvi, un'oasi fresca di riposo, un nido di pace. Per cinque anni, nell'armoniosa unione, io e la cara compagna, camminammo festosi nel giardino in fiore.

     Dopo? Dopo anche nel nostro cielo apparvero nubi nere. Lo sparviero, dai rapaci artigli, per ben due volte, in breve tempo, piombava a sconquassare l'innocente nido. Due angioletti, sui tre anni, ci eran rapiti. Il nostro cielo, dopo quei lutti, non tornava più sereno. In ogni festa, in ogni lieta ricorrenza, ricomparivano quegli angioletti, con la loro grazia, vivi nel nostro cuore.
     Passarono altri anni e altri innocenti, della folta schiera, caddero e, vinta dal dolore, cadde su essi, a trentotto anni, la più santa delle madri. E caddero pure, per sempre, le mie illusioni. Le perdite di altri cari figli, resero, più tardi, sempre più tristi i miei giorni.


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Umberto