Umberto Adamoli
L'ANGELO DEL GRAN SASSO
(Dramma storico in quattro atti)


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     MAUSILIO
     Qualche cosa sapevo. E' sempre strana la vita, comunque la si consideri. Tu, che costituisti la famiglia, piangi sulle sventure, sulla felicità perduta; io, che non la costituii, con il cader della giovinezza, piango sulla desolata vecchiaia, non confortata da nessun caro ricordo, da nessun affetto.
     Ma tu potrai ancora trovare consolazione negli altri figli.

     SANTE
     E' vero, e questi figli mi consolano con la loro bontà. Tutti studiano, due stanno per consacrarsi sacerdoti. Il più vivace è uno dei più piccoli, Franecsco, che conta ormai diciassette anni. Sente la giovinezza e vuol godere la vita. Alle volte la sua esuberanza mi impensierisce, ma son certo che col crescere perfezionerà il suo carattere, tanto più che è dotato d'un profondo senso di religione e di carità.

     Non ti nascondo, poi, che su questo ragazzo sono riposte, per la continuità della famiglia, lo mie speranze.

     MAUSILIO
     La tua casa, quindi, resta sempre a riscaldare la tua tarda età; io, forse, andrò a chiudere i miei occhi, desolatamente, in una corsia di un qualche freddo ospedale.
     (S'ode in questo momento, di là, un suono tenue di clavicembalo, che tocca i cuori già commossi dei due amici. Rimangono, per un po', in silenzio e in ascolto)
     E' Francesco?

     SANTE
     Sì, è Francesco. E' bravo in tutto.

     MAUSILIO
     Beato lui!

     (S'annuncia, intanto, la visita di altro amico, Evasio, tornato da Roma. Il suono dopo un poco cessa)


     SCENA SECONDA

     SANTE
     Ecco il più elegante, il più vivace e audace compagno di scuola, d'avventure, di giovinezza.


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Umberto