PARENZI
Ascolta, ascolta, Checchino, la voce che invita ad amare la vita. La vita è bella.
FRANCESCO
Sì, è bella...
PARENZI
Su coraggio.
FRANCESCO
(molto agitato)
Bella nel sacrificio. Ed ora amico...
PARENZI
Me ne debbo andare?
FRANCESCO
Altri doveri m'aspettano.
PARENZI
E agli altri amici che debbo dire?
FRANCESCO
Che ci rivedremo, ci rivedremo...
(I due s'avvicinano verso l'uscita. Sulla soglia, nel separarsi, s'abbracciano, si baciano, commossi)
Addio! Addio!...
(Si riode il notturno, sospeso per un momento. Francesco, rimasto solo, torna dinanzi al ritratto della mamma, molto turbato, quindi si avvicina alla finestra, con le braccia incrociate. Resta in ascolto. Si asciuga qualche lagrima. S'abbandona poi su una poltrona e piange. Rientra Pacifica. Il notturno tace per poco)
PACIFICA
(andandogli vicino e scuotendolo dolcemente)
Tu piangi, Checchino.
FRANCESCO
Debolezza della carne. D'altra parte è umana la mestizia, determinata dalla partenza, non confortata dalla speranza del ritorno.
PACIFICA
Come, non più tornerai?
FRANCESCO
Chi sa. Ma.... Ma voi mi ricorderete, mia buona aja? Ricorderete chi con la sua irrequietezza, la sua vivacità, i suoi capricci, teneva a rumore la casa? Mi ricorderete, certo, e anche pregherete per me. Ho tanto bisogno, per la mia salvezza, della preghiera delle anime buone.
La vostra immagine, come quella della mamma, come quella di Maria Luisa, m'accompagnerà lungo il cammino della penitenza.
Confortate il genitore...
(Pacifica ascolta in raccoglimento. Vinta poi dalla commozione, piangendo s'allontana. Si riode, intanto, il suono dell'insidioso notturno; suono che sembra scuotere sempre più l'animo turbato di Francesco. Va ancora su e giù per la scena; si ferma ancora, come per invocarne l'aiuto, dinanzi al ritratto della madre. S'ode pure, come voce di Dio, i rintocchi d'una campana. A questi rintocchi, come riacquistando la padronanza di sè, con voce vibrata, conclude)
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