No... no... forze oscure del male non più mi vincerete!
(Alzando, poi, le mani e gli occhi al cielo)
Signore sono con te.
(Si riode ancora il notturno e il suono della campana, come in lontananza. Una luce, come d'aurora, avvolge Francesco e il palcoscenico)
F I N E
EPILOGO
La mattina del 6 settembre del 1856 partiva da Spoleto una diligenza, diretta verso l'Adriatico. La campagna, ricca di frutta, imbiancata appena dall'alba, irrorata di rugiada, giaceva ancora nel silenzio. Si vedeva soltanto, qua e là, qualche contadino, che vigilava sul prodotto del suo lavoro, prossimo al raccolto.
I passeggieri, che riempivano la vettura, assonnati, erano raccolti in sè, nei loro pensieri, nella mestizia che infonde ogni partenza.
Proprio in quella vettura aveva preso posto, con il fratello domenicano Luigi, Francesco Possenti, il più gaio dei giovani, l'arbitro della eleganza, colui che sembrò aver trascorsa la fervida adolescenza nella gentile Spoleto, in feste, in chiasso, in terreni godimenti. Ma quel giovane la sera avanti, sul palcoscenico del teatro dei Gesuiti, sul quale era comparso lussuoso nell'abito, bello nella persona ed era stato magnifico nella recitazione, dopo una crisi spirituale, aveva dato un addio agli inganni del mondo, alle vanità mondane. E su quella strada silenziosa, mentre la vettura correva e i ricordi si affollavano nel suo spirito commosso, altre luci, di ben altro valore, s'accendevano a illuminare la vita, verso la quale andava pieno di fede e di speranze. Vita che doveva essere per lui, nel rigido Ordine dei Passionisti, prescelto a Bitiro, aspra di penitenza, dura di sacrifici, dolce di preghiera. E sin dai primi giorni, fedele a questi proponimenti, nel convento di Morrovalle, assegnato per il suo noviziato, colpiva i confratelli e superiori per lo zelo, la scrupolosità, la rigidezza con cui osservava le Regole, già in sè dure, del severo Ordine. E superava la prova tormentosa della iniziazione, vestito di ruvidi panni, con tale serena giocondità da gettare fasci di calda luce sulla via che lo conduceva alla santità. E santo si dimostrava, dopo la fastosa vita mondana, nei pensieri, nei sentimenti, negli atti di pietà, di umiltà.
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