E finisco con una parola di spiegazione intorno alla mia condotta durante il combattimento. Se avessi sospettato l'esistenza degli austriaci imboscati ai miei piedi, sarei piombato loro alle spalle per pigliarli prigionieri; se avessi veduto, che le forze nemiche, uscite da Storo, fossero state preponderanti, o più tardi che i nostri avessero titubato, sarei calato giù a furia, senza aspettare nuovi ordini. Ma ignorando l'agguato da un lato, e calcolando dall'altro che non sarei arrivato in tempo a prender parte al primo attacco, stimai opportuno serbare la colonna nella sua forte posizione, pronta ad affrontare qualsisia altro corpo austriaco, che potesse sopravvenire forsanco dalle vallate laterali. I nostri, d'altra parte, decisero così presto della vittoria in lor favore, che mi parve atto di vana ostentazione il correr loro in coda, senza neppure la speranza di raggiungere un nemico disfatto. Credo di aver così operato saggiamente, chè altrimenti avrei senza frutto stancato la truppa.
Il dispaccio speditomi dopo il combattimento, diceva: |