Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Il Tasca, per tastare il terreno, s'indirizzò prima a un servo del Dumas, un circasso, dalla faccia aperta, che indossava tutto un costume del suo paese, e che pareva fosse addentro nelle grazie del padrone. Né egli ebbe difficoltà a intendersi con lui, perché il circasso gli si rivelò per un brianzuolo puro sangue, non mai uscito dai confini d'Italia, al quale il suo padrone aveva imposto quel travestimento teatrale. Per farla breve, il Tasca accomodò con molto tatto i dissapori e quindi entrò in cortesi rapporti col Dumas. Quando poi a pranzo gli raccontò di aver percorsa la Persia, il Caucaso, gli Urali, il Dumas si accese di entusiasmo per lui, e profondendo tutte le seduzioni del suo spirito, mostrò vivamente d'interessarsi ai più minuti particolari del viaggio. E il Tasca, che era un narratore pieno di brio, riscaldato dal calore dell'uditore, non si risparmiò punto, e provocò le sue maggiori esclamazioni ammirative col raccontare certi curiosi episodi ai fuochi eternali di Baku, e una caccia ai pellicani nell'isola di Leukoran.

     La stessa sera il Tasca, commosso dalle lusinghiere dimostrazioni del Dumas, riferì il caso, conversando, al suo brigadiere Eber; e questi, che conosceva bene il Dumas, ridendo di cuore: “Sicuro”, disse, “so anch'io che vi dev'essere grato e riconoscente; gli avete dettati due capitoli dei suoi viaggi!” Mi si afferma infatti, che fra le memorie di quei paesi, scritte dal Dumas, figurino appunto avventure molto simili a quelle del Tasca. La sorpresa poi che ci aspettava a Caltanisetta, toccò particolarmente a me; e di essa dirò qui appresso.


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Umberto