Bassini diresse la spedizione magistralmente. Condotti da guide interessate al nostro intervento, arrivammo a mezzanotte dinanzi a Resuttano così segretamente, che nessuno del luogo se ne accorse; e prima che qualcuno si destasse dal sonno, avevamo già completamente circondato con tre compagnie l'abitato, mentre la quarta, con a capo il comandante, entrava silenziosa nel borgo.
Rimasto fuori, finivo appena di appostare le mie sentinelle, quando uno scoppio di urli e d'imprecazioni mi avverti che l'opera di giustizia era incominciata, e conveniva stare all'erta. A un tratto, infatti, vidi gettare dall'alto delle mura, fiocamente rischiarate dalla luna, una corda, poi un uomo sporgersi, abbrancarla e calarsi giù. Era un vecchio robusto e sinistro, in abito da contadino, che i miei soldati afferrarono, senza ch'ei battesse ciglio né pronunciasse parola, e trascinarono alla presenza di Bassini, cui i terrazzani lo indicarono come il più feroce dei sicari, colui che aveva ucciso rabbiosamente il suo nemico, delibandone il sangue e, rotto il cranio, sbranandone le cervella. Altri dieci furono arrestati in quella notte. Il mattino, stretti in catene e sotto buona scorta, gl'imputati vennero inviati a Palermo: ma, a dire il vero, io non seppi più che cosa accadesse di loro.
Noi raggiungemmo la brigata a Caltanisetta, ove, ultimi arrivati, alloggiammo assai male: in cambio, trovammo laggiù novità e sorprese, che ci compensarono largamente.
Tra le novità conto la conoscenza di Alessandro Dumas, del quale meglio che dire la mia impressione fugace di quei giorni, mi piace riferire un incidente succeduto appunto a Caltanisetta. Egli viaggiava con un codazzo di segretari e sempre insieme con “sa petite”, come la chiamava lui; grazie ai buoni uffici del nostro brigadiere, aveva ottenuto ospitalità nella famiglia baronale dei Fiandacca, una delle più cospicue del paese. Ma quei nobili signori, annoiati dai modi del Dumas, il quale, come sovente accade ai grandi uomini, si permetteva molte libertà, e urtati dalla presenza della “petite”, una sguaiata ragazza che lo seguiva in abito maschile, non nascondevano al celebre romanziere una tal quale loro freddezza. Ne nacquero dei piccoli screzii, per cui i padroni di casa, trovandosi in imbarazzo, pregarono l'altro loro ospite, il capitano Vittore Tasca, dei Mille, valoroso gentiluomo e artista geniale, di far intendere la ragione e il galateo al bizzarro spirito francese.
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