Alla sera si accesero vaghe luminarie, e nelle sontuose sale del casino sociale, con un concorso di eleganti signore, si aprì una sfarzosa festa da ballo, “dove i nostri bergamaschi (gli ufficiali del battaglione erano quasi tutti di Bergamo) fecero prodezze più nel bere che nel ballare”, come scrissi a mia madre, raccontandole la “favolosa accoglienza di quei buoni abitanti”. E veramente la strage di bottiglie, che si fece in quella notte dai miei commilitoni, dee essere rimasta famosa nei fasti di Prizzi.
Però non ho mai potuto sapere di che genere fossero cotesti disordini, e chi componesse coteste mitiche bande, che noi dovevamo disperdere. Quelli del paese, alle nostre interrogazioni, rispondevano alzando il mento e stringendo le labbra, senza aggiungere parola, lasciandoci solo intravvedere che la paura stessa, la quale aveva permesso agli audaci d'imporsi alla popolazione, ora chiudeva loro la bocca. |