Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Alla sera si accesero vaghe luminarie, e nelle sontuose sale del casino sociale, con un concorso di eleganti signore, si aprì una sfarzosa festa da ballo, “dove i nostri bergamaschi (gli ufficiali del battaglione erano quasi tutti di Bergamo) fecero prodezze più nel bere che nel ballare”, come scrissi a mia madre, raccontandole la “favolosa accoglienza di quei buoni abitanti”. E veramente la strage di bottiglie, che si fece in quella notte dai miei commilitoni, dee essere rimasta famosa nei fasti di Prizzi.
     Al mattino, preceduti dalle musiche, e seguiti dagli applausi generali, partimmo per Alcantara, e a Rocca Palumba raggiungemmo la brigata, proclamando, al cospetto dei commilitoni, Prizzi la perla e i suoi abitanti gli eletti della Sicilia.

     Però non ho mai potuto sapere di che genere fossero cotesti disordini, e chi componesse coteste mitiche bande, che noi dovevamo disperdere. Quelli del paese, alle nostre interrogazioni, rispondevano alzando il mento e stringendo le labbra, senza aggiungere parola, lasciandoci solo intravvedere che la paura stessa, la quale aveva permesso agli audaci d'imporsi alla popolazione, ora chiudeva loro la bocca.
     Le cose andarono ben diversamente in un altro paese, a Resuttano, ove il Bassini, che godeva fama di energia, venne mandato parimente a ristabilire l'ordine. Essendo corso del sangue, colà davvero bisognavano prontezza e vigore.
     Alcuni caporioni, istigando la plebe di Resutto contro l'esattore comunale, sotto pretesto, che cacciati i Borboni non si dovessero pagare più imposte, avevano suscitato un tumulto, del quale profittarono per sfogare vecchi rancori: una intera famiglia di dieci persone era stata barbaramente massacrata. A noi incombeva l'obbligo di ricercare e di arrestare gli scellerati autori della vendetta.


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Umberto