Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Il comando della brigata, che rappresentava anche il potere politico, ordinò al nostro battaglione di ristabilire la calma in quel paese; e a tale scopo il 26 di giugno, staccatici a Villafrati dal grosso del corpo, ci avviammo verso la montagna, accompagnati da padre Pantaleo, che a Mezzojuso, dove sostammo, pronunciò il suo ultimo sermone di propaganda.
     L'indomani, dopo alcune ore di marcia nel fondo della valle, ci apparve Prizzi, grossa borgata di forse otto o nove mila abitanti, situata come una fortezza medioevale in cima al monte, accessibile soltanto per un sentiero da muli.
     Fermata la colonna, Bassini chiamò a rapporto gli ufficiali per concertare il miglior modo di mandare a fine l'impresa; non sembrava facile l'arrampicarsi per quei dirupi, e l'attaccare senza artiglieria quel nido di aquile.

     Ma ecco, mentre dura il consiglio, la scena muta repentinamente. Le mura e i poggi si coronano di gente, che sventola bandiere e manda grida giulive, le campane suonano a festa, una folla di cavalieri e di popolani, preceduti da allegre fanfare, si precipita giù per la china, si mescola alle nostre file, e si profonde in dichiarazioni patriottiche. Sorpresi della inaspettata accoglienza, ci abbandoniamo anche noi alla giocondità di quell'ora, e seguiamo i cittadini che fanno a gara per rubarsi gli ufficiali, perfino i soldati.
     Trasecolammo di trovare lassù tanto lusso di arredi e tanta squisitezza di conforti nelle ricche abitazioni, in cui fummo colmati di cortesie. Il comandante, accompagnato trionfalmente, fu ospitato in forma addirittura principesca. A tutti indistintamente i soldati s'imbandì un lauto banchetto.


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Umberto