Distintissimo e biondo della persona, Michele Dimitrevich Skobeleff con la grazia slava univa la squisitezza delle maniere francesi, come nel morale al razionalismo e allo scetticismo, da lui succhiati a Parigi, accoppiava il militarismo più austero e l'assolutismo più intollerante, compendiando, ne' suoi brillanti paradossi e nelle sue frequenti contraddizioni di spirito, le qualità che tanto ci colpiscono ne' russi colti e civili. Mi diceva sin d'allora, nelle lunghe sere passate insieme, i sogni ambiziosi del suo cervello; e veramente già sin d'allora meravigliava con la parola nella discussione, come con la temerità negli atti. Durante una gita a Pengekent, in fondo ad una valle all'oriente di Samarcanda, in febbraio, con la neve, mi fece percorrere quelle sessanta verste, di galoppo, in una gara non interrotta, di velocità fra i nostri cavalli, seminando per la via la scorta dei cosacchi, che montati meno bene di noi non ci potevano tener dietro.
Confesso, che in quel tempo lo giudicai un po' leggero, e non avrei sospettato, quantunque mi paresse molto intelligente, che fosse destinato ad effettuare così splendidamente il suo programma, e a spandere la fama del suo nome nel mondo intero. |