Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     I più ameni aneddoti su le eccentricità di lui correvano pel quartiere, e formavano il tema obbligato delle facezie dei sottufficiali; ed eccentrico egli era davvero. Del resto, gentiluomo di antico stampo, decorato di Crimea, buon Soldato.
     Né la sua pagina politica mancò più tardi di pregio. Egli nel 1860, appena Garibaldi entrò in Napoli, fu pel primo inviato colà alla testa della brigata Re, 1° e 2° reggimento di fanteria a rappresentare in certa guisa l'esercito e l'autorità di Vittorio Emanuele di fronte al dittatore, e disimpegnò la difficile delicata missione con molto tatto e con molta prudenza. Quando poi nel 1862 venne a lui affidata la custodia di Garibaldi al forte del Varignano, egli vi si comportò in modo da accaparrarsi non solo la stima ma anche l'amicizia dell'illustre prigioniero.

     Il vecchio colonnello Massa, che comandava il 1° reggimento, era, al contrario, magro, alto, bianco, rigido. Ogni tanto compariva anche lui in piazza d'arme, su di un lungo cavallo, a constatare i progressi nell'istruzione di noialtri coscritti, e piantandosi dinanzi al plotone, c'inchiodava con un energico: “Fermi?”, che ripeteva con voce sempre più vibrata. Dopo il “Guard'a voi”, pretendeva una immobilità ideale, come quel generale russo, il quale, in piazza d'arme a Pietroburgo, rispondeva stizzito al militare francese, che lo complimentava per il contegno dei soldati nei ranghi: “Mais ils respirent ces animaux, ils respirent!”
     Questa storiella soldatesca, venutami alla mente a proposito del mio bravo colonnello, mi fu raccontata a Samarcanda nel 1870 dallo Skobeleff, allora maggiore degli usseri della Guardia, diventato poi l'eroe di Plevna. Un uomo singolare, sul cui conto, giacchè mi è accaduto di nominarlo, mi sia lecita una breve digressione.


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Umberto