A Cacavero trovai mio padre, che incominciava la campagna dal canto suo. Quando il generale, insieme con Cairoli e Cucchi, era venuto a Varese, il 12 giugno, per ispezionare il 4° reggimento dei volontari, mio padre lo aveva ospitato ancora una volta nella casa ormai deserta, e lo aveva poi accompagnato nella sua carrozza, la mattina del 13 a Cantù e a Como. In quell'occasione mio padre aveva chiesto e ottenuto licenza dal generale di seguirlo nella prossima guerra, come lo aveva seguito nel 1859; e difatti, quando mio padre venne al campo, Garibaldi, sul vecchio salvacondotto, che dice:
“Como, 4 giugno 1859.
“Il signor Adamoli Domenico di Varese è incaricato di missione delicata. Si chiede in conseguenza alle autorità civili e militari di prestargli qualunque aiuto.
“G. GARIBALDI”.
“P.S. I comandanti di distaccamento, che devono osservare il nemico, si metteranno in relazione col signor Adamoli.
“G. GARIBALDI”.
aggiunse semplicemente la postilla:
“Seguita la missione importante del signor Adamoli.
“Desenzano, 26 giugno 1866.
“G. GARIBALDI”.
E mio padre, munito del prezioso talismano, fece anch'egli la campagna, da borghese, ma più che da dilettante, prestando servigi a tutti, e facendosi da tutti voler bene.
A Cacavero ci salutammo alla sfuggita; ma lo incontreremo ancora, quando meno lo si aspetterà.
Il 28 ci riunimmo in Lonato a tutte le forze garibaldine, che il generale aveva lì concentrate per obbedire all'ingiunzione del generale La Marmora. Accompagnato il battaglione al posto assegnatogli dallo stato maggiore dei volontari, ebbi alloggio e gradite cortesie in casa Rossi.
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