A Ginevra ci stringemmo attorno al generale, che si compiaceva in mezzo ai fidi compagni, e scrutandone la mente nei colloqui familiari, indovinammo in lui il proponimento di proseguire deliberatamente nell'impresa di Roma; e così fu da noi raggiunto quell'intento, che ci aveva spinti fin là.
Il Comitato Centrale, presieduto dal marchese Pallavicini, e composto di Crispi, Cairoli, Laporta, Oliva, De Boni, Miceli, Bertani, Guastalla, era, per dir così, l'intermediario ufficiale fra la insurrezione romana, il governo e il paese. Nel paese manteneva viva l'agitazione con i proclami, con la propaganda dei sottocomitati sparsi in ogni parte del regno allo scopo di raccogliere soccorsi; presso il governo adoperava la sua influenza, a fine di piegarne la politica e favorir gl'intenti della cospirazione; su gl'insorgenti di Roma e su le bande dell'Agro romano aveva assunto una specie di alto patronato, intervenendo direttamente nei loro consigli e nei loro atti col mezzo di amici e di agenti speciali. In breve, il comitato centrale aveva acquistato una importanza non indifferente, e anch'esso oramai pesava sui destini della nazione. |