Ancora una volta, dolcissima, ebbi a considerare, mestamente, la caducità, la vanità della povera vita. Come l'ebbi a considerare nel visitare quel piccolo mondo antico della Valsolda, dove io ero stato adolescente e dove il mite Fogazzaro aveva creato, nel silenzio della sua villa, i poemi di dolore e di passioni, di gentilezza e d'amore. Quella villa che posava ora muta, come una nave inghiottita, con tutto il suo carico delizioso, dalle onde del mare. E anche la buona Anita, che io avevo conosciuta piena di sogni, nella freschezza della sua età, dormiva nel piccolo cimitero, che udiva frangersi, ai suoi piedi, come un lamento, le acque del melanconico lago.
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