T. Col. Umberto Adamoli
NEL ROMANZO DELLA VITA (MEMORIE)


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     In quel tempo anche Ascoli viveva nell'entusiasmo della guerra che si combatteva, secondo quanto riferivano i corrispondenti di giornali, con grande ardimento. Talvolta a me pareva che quei corrispondenti, di classica educazione, molto esagerassero nel presentare modesti episodi con omeriche vive tinte. Come mi pareva che si esagerasse quando s'andava a ricevere alla stazione con bandiera e musica e s'accompagnava in città al canto di "Tripoli bel suol d'amore", non reggimenti vittoriosi, ma un qualche soldato, magari di sanità, che rientrava tranquillo al suo presidio.
     Le azioni di penetrazione si svolgevano, sia pure con lentezza, in modo tale da lasciare bene sperare per il risultato finale.
     Partecipavo alla sera alla tradizionale passeggiata nella bella piazza del Popolo, chiusa, in ogni parte, da artistiche e storiche costruzioni. Vi avvenivano scambi di sguardi e di sorrisi, con le graziose sognatrici.

     Non tutte, veramente, graziose. Anche le non belle, d'altra parte, avevano diritto alla vita. Non fui con esse, in verità, e lo confesso con piacere, mai sgarbato.
     Ne conobbi una pure ad Ascoli, in un modo un po' curioso. Un giorno un signore mi s'avvicino e, senza tanti preamboli, mi disse:
     "Scusi, tenente. So che lei ha chiesto informazioni della signorina (e ne faceva il nome). Ottimo partito, essendo figlia unica, bella, ricca, virtuosa..."
     Al mio diniego continuò:
     "So come stanno le cose. Non ci pensi. La signorina in questo momento è a villeggiare, in una sua villa, a San Benedetto del Tronto. Essa domani, verso le ore sedici, sarà seduta in uno dei sedili dei nuovi giardini del mare. Sarà vestita di bianco, con un fazzoletto azzurro sulle spalle. Vada a conoscerla. Ne sarà contento. Io, essendo amico di famiglia, provvederò, dopo, al resto."


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Umberto