T. Col. Umberto Adamoli
NEL ROMANZO DELLA VITA (MEMORIE)


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     Anche questa famiglia, da ricordarsi per la devozione agli Adamoli, era stata colpita, sulla via della bontà, dalla nera sventura. Perdeva in giovane età, intelligenti ed operosi, i tre figli maschi. Perdeva, successivamente, il padre, poi la madre. Nella casa non rimanevano, come nella favola, che tre sorelle: Maria Domenica, Argia e Giselda. Rimanevano sole, nella lotta per la vita, nelle loro speranze. Una, la seconda, insegnava nelle scuole; le altre due provvedevano ad altre domestiche faccende. Non uscivano se non insieme, la prima in mezzo, le altre ai lati, in ordine d'età. Avevano svegliata l'intelligenza, fine l'educazione, facile la parola, viva la ricordanza.
     Dopo di Allegrezza, nel corso degli anni, rivolgevano le loro cure e il loro affetto ad Annunziata, figlia di Giovanni; dopo, come in un ordine ben determinato, a Dina, figlia di Annunziata; dopo ancora, dalle sorelle superstiti, essendo la prima scomparsa, a Franco, figlio di Dina.

     Costituivano, queste sorelle, una pagina viva nella storia degli Adamoli. Erano care ai figli di Gelasio, poiché ne ricordavano, nella sicura testimonianza, le eccellenti doti; ricordavano, con parola viva e commossa, la bellezza e le virtù della mamma.
     Rappresentavano esse un raro esempio di fedele, nobile amicizia, da non doversi dimenticare nella corsa del tempo, nelle alterne vicende umane.


     Riaccompagnavano Ciriaco e Maria Concetta a Teramo il fratello Giuseppe, che noi chiamavamo Peppino. Simpaticamente disinvolto si presentava Ciriaco, nella sua loquela napoletana, molto svelto; alta, snella, circonfusa di dolcezza appariva Maria Concetta.


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Umberto