T. Col. Umberto Adamoli
NEL ROMANZO DELLA VITA (MEMORIE)


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     Bella nella freschezza dei suoi quindici anni, nelle sue forme perfette, nella ricca castana capigliatura, nei suoi grandi occhi cerulei, nel colorito d'avorio dalle tinte di rosa; bella nella voce, negli atti, modi quasi monacali.
     I due, nel giungere, mettevano la casa in festa. Per la prima volta la nostra famiglia si trovava raccolta, con i genitori ancora giovani, con gli undici figli. La festa continuava sino alla partenza, per il ritorno al reggimento, di Giuseppe.
     Pareva che in quel momento, in una serena gioia, fossero sospese le ansie, le preoccupazioni, le contrarietà della vita.
     Belle erano, soprattutto, le ore della sera, che trascorrevamo sul terrazzo, dinanzi alla campagna coperta di ombre, illuminata fantasticamente dalle migliaia di lucciole, in fosforescente agitazione. Dinanzi a quella campagna, il silenzio della quale era rotto, con accento di poesia, dal rumore del fiume, da qualche ululato lontano di cani, dal grido del solito allocco.

     Ma un'altra voce s'univa, con maggiore bellezza, all'armonia che scendeva dal cielo stellato: la voce della deliziosa sorella, che cantava, con squisito sentimento, dolci notturne romanze.
     Poiché in quell'anno non s'era andati al mare, si organizzava, una domenica, una gita a Giulianova. Alla stazione, come avveniva sempre, dove si passava, nel salire in treno s'attirava l'attenzione dei passeggieri. Chi era sudato s'alzava; chi era in piedi veniva avanti, per contare i componenti di quel collegio in viaggio.
     "Ancora?" Esclamavano a mano a mano che si saliva e si correva a prendere posto negli scompartimenti. Vedendo i genitori ancora giovani, quei passeggieri facevano i più lieti commenti ed i più vivi auguri.


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Umberto