Se a quel punto si fosse arrestata la ruota del destino, benedetta quella famiglia si sarebbe potuta considerare e felice. Ma la ruota delle umane vicende, girata dalle inesorabili parche, continuava senza sosta, nel suo fatale andare.
Dopo la scomparsa della buona zia Annunziata gli Adamoli tenevano, sul doloroso fatto, una specie di consiglio. Si capiva che in quella casa era necessaria altra donna. Poiché lo zio Giovanni vi rinunciava, accettava d'ammogliarsi, sia pure a malincuore, lo zio Aldobrando. Sceglieva egli la sua compagna, con intenzione, in una vedova senza figli e senza probabilità di farne: in Ambrosina Di Febo, d'ottima qualità, che molto somigliava, per carattere e per bontà, alla scomparsa zia.
La vita, quindi, in quelle due famiglie, pareva tornata normale. Se non che, dopo non molto, lo zio Giovanni, destando viva sorpresa, annunziava, improvvisamente, il suo nuovo matrimonio con Diana Ridolfi, di Teramo, vedova con due figlie.
Il fatto, che molto sconcertava, provocava il risentimento vivo dello zio Aldobrando. Nascevano, di conseguenza, molti timori per il prossimo avvenire.
Quei timori, purtroppo, non erano infondati. Quando lo zio Giovanni sapeva che stava per divenire padre, modificava, nei confronti nostri, la sua condotta. Spesso si mostrava, ciò che non aveva mai fatto prima, scontento. Avvenivano, nei riguardi della società, discussioni vivaci, che mettevano il babbo, padre di undici figli, in uno stato di vero turbamento. Rincasava in quei giorni, contrariamente al suo gioviale carattere, d'umore nero, senza volerne dire la ragione.
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