Quando si riaprì l'Università dopo le vacanze, nel novembre del 1858, il fermento assunse proporzioni più gravi. Gli studenti frequentavano oramai più i conciliaboli che le aule universitarie, e i professori, che fiutavano la guerra nell'aria, invano tentavano di mostrarsi severi.
Un certo Briccio, professore di veterinaria, noto austriacante, avendo schernita la dimostrazione, con l'accennare in un pubblico negozio alle pipe di gesso e dire “ecco l'arma degli' italiani”, venne poche ore dopo pugnalato sul Corso, di prima sera in mezzo alla folla; né quantunque campasse ancora dieciotto ore, ei potè pronunciare una parola, o dare indizio dell'uccisore. L'arma, dalla lama triangolare, dalla impugnatura con una corona, un teschio e un angelo, lasciata con evidente premeditazione nella ferita, indicava con atroce ironia la ragione della vendetta. |