Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Certo, la fortuna arrise a quella generazione di studenti, mettendole innanzi un compito preciso, nobilissimo; ma da parte loro essi possono menar vanto di aver risposto degnamente al loro obbligo. Gli elenchi dell'Università di quegli anni sono riprodotti per intero sui ruoli dei reggimenti piemontesi e garibaldini. Le eccezioni si contano e si scusano. Molti di quei nomi si leggono sulle lapidi commemorative; molti stampati nelle pagine più gloriose delle nostre guerre. A centinaia mi si affollano sotto la penna.
     Cito, perché dividevano con me il quartierino della vecchia signora Teresa, testimonio di tante giovanili spensieratezze, Luigi Esengrini, biondo, fine, sentimentale, e Steno Mainoni col fratello Gigi, che fu poi promosso sul campo di battaglia, bruni ambedue, ben piantati come due giovani Ercoli, e, insieme con Giovanni Mozzoni, intrepidi cacciatori al cospetto di Dio. Essi, più tardi, divennero tutti brillantissimi ufficiali di cavalleria.

     Furono invece in fanteria i fratelli Giuseppe ed Emilio Rebuschini, fieri montanari del lago di Como, e Luigi Cantoni, tanto originale, e Antonio Nessi bello, intelligente, nostro capo riconosciuto, i quali con me ed altri pochi misero insieme una mensa economica amministrata da Guglielmo Miani, indimenticabile per il brio che vi regnava e per l'esaltazione politica. Si compose perfino e si musicò una canzone, destinata nelle nostre menti a diventar l'inno universitario; i versi, che rammento,

     È giunta l'ora,
     Tuona il cannone,
     Ecco i risorti


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Umberto