Finalmente, dopo tre settimane mortali, capitò a Genova Francesco Simonetta, che comandò poi in quell'anno le guide di Garibaldi. Gli esponemmo la nostra situazione, ed egli, e come cugino mio, e come patriota, ci fece una gran paternale; ci dimostrò che non era tempo di disquisizioni politiche; ci persuase a seguirlo, e ci portò senz'altro a Torino.
Lieti e soddisfatti, dimentichi di ogni fisima politica, ci presentammo dunque all'ufficio di leva, e passata, celiando, la visita, il 7 marzo tutta la piccola comitiva di Genova si arruolò nell'esercito regolare, sottoscrivendo, senza neppur leggerlo, il foglio d'ingaggio per un anno. I miei compagni vennero destinati al corpo dei bersaglieri, il nostro ideale dopo la decisione presa. Io invece, a cagione dell'alta statura, che superava di alcuni centimetri il limite prescritto, venni assegnato, con mio sommo rammarico, al reggimento Granatieri. |