Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


Pagina 28
1-20- 40-60- 80-100- 120-140- 160-180- 200-220- 240-255

[Indice]

     I miei parenti, dopo averci veduti sfilare dai poggioli di casa Negroni, venivano appunto in cerca di me, quando li incontrai sul Corso; mi presero in carrozza: e in mezzo alla folla, che applaudiva e scoccava baci, attraversai Milano. Fu allora che dissi a mia zia Besana, la quale ne rimase tanto scandalizzata: “Mi paiono tutti matti”, e credo proprio sia quella la più esatta espressione del senso che prova il soldato, dopo molte settimane di esistenza randagia, alle prime fervide manifestazioni di amore.
     Appena a casa mi misero a letto, ma mi fu impossibile trovar sonno fra le coltri, essendo avvezzo alla terra nuda. Feci in cambio solenne onore alla colazione, cui sedei insieme con gli ufficiali francesi, ospiti di mia nonna; meravigliati delle premure affettuose di tante belle dame per un semplice soldato. Dopo pranzo, alle sei e mezzo, allorché anche noi, messi all'unisono col concerto generale, ci ripromettevamo una serata di tripudio, il reggimento si pose in marcia, e si fermò lontano dalle porte a bivaccare su la strada maestra, sotto un diluvio di pioggia, che spense i bollori, e della esaltazione di Milano non ci lasciò che un ricordo fantastico, come di un sogno.

     E si riprese la solita vita di marce e di attendamenti, attraverso le campagne lombarde, su le strade polverose, fra gl'interminabili filari di pioppi, confortati però sempre dalle acclamazioni generali. Nei più umili villaggi ci si preparavano, per dissetarci, recipienti con acqua, o, se la condizione della famiglia lo permetteva, con vino; e le giovani contadine ci offrivano i frutti della stagione o le ova fresche, che sorbite di un fiato, passando, tanto ci ristoravano.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]

Umberto