Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Verso le sei udimmo i primi colpi, e quindi vedemmo riportare i feriti del battaglione dei bersaglieri, steso in catena davanti a noi. Poco dopo, giunti insieme con la sezione di artiglieria su la cresta di una collina, scorgemmo, a mezzo del versante opposto, le bianche uniformi di una colonna austriaca, che saliva rapidamente incontro a noi. Nello stesso tempo le palle incominciarono a fischiare, e colpirono per primo nel collo lo zappatore del nostro battaglione, di cui ancora mi sta dinnanzi la contrazione spasmodica della faccia.
     In un baleno i due pezzi vennero posti in batteria, e spararono a mitraglia, aprendo ad ogni colpo un vuoto nelle masse austriache, che si fermarono titubanti, e poi tosto retrocedettero. Avuto il comando, al grido di Savoia! ci precipitammo per la china ad inseguirli, e con tale slancio, che subito sparì dai nostri petti quel ribrezzo, con cui il coscritto saluta, chinando il capo, le prime palle, che sibilano al suo orecchio.

     Il nostro ardore fu calmato dalle scariche micidiali di una batteria, che ci si parò di fronte. E toccò a noi retrocedere. E da allora, con assidua vicenda, per più di sei ore si combattè senza posa fra il rullio dei tamburi e il fragore delle artiglierie, attaccando ed inseguendo, fermandosi e ritirandosi secondo che più ingrossavano i nostri o gli austriaci, secondo che gli accidenti del terreno erano a noi od a loro favorevoli, giacché l'azione si svolgeva fra colline ed avvallamenti, fra campagne e selve intramezzate da ogni sorta di ostacoli.


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Umberto