Verso le sei udimmo i primi colpi, e quindi vedemmo riportare i feriti del battaglione dei bersaglieri, steso in catena davanti a noi. Poco dopo, giunti insieme con la sezione di artiglieria su la cresta di una collina, scorgemmo, a mezzo del versante opposto, le bianche uniformi di una colonna austriaca, che saliva rapidamente incontro a noi. Nello stesso tempo le palle incominciarono a fischiare, e colpirono per primo nel collo lo zappatore del nostro battaglione, di cui ancora mi sta dinnanzi la contrazione spasmodica della faccia.
Il nostro ardore fu calmato dalle scariche micidiali di una batteria, che ci si parò di fronte. E toccò a noi retrocedere. E da allora, con assidua vicenda, per più di sei ore si combattè senza posa fra il rullio dei tamburi e il fragore delle artiglierie, attaccando ed inseguendo, fermandosi e ritirandosi secondo che più ingrossavano i nostri o gli austriaci, secondo che gli accidenti del terreno erano a noi od a loro favorevoli, giacché l'azione si svolgeva fra colline ed avvallamenti, fra campagne e selve intramezzate da ogni sorta di ostacoli. |