Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Lo spettacolo, che ci si presentò tutt'intorno all'aurora del giorno 25, era spaventevole. I morti tanto spessi che li dovevamo smuovere per piantare le tende; semivestiti, gonfi, neri, giacevano in tutte le attitudini. Cavalli feriti si trascinavano nitrendo; altri, sventrati, ributtavano. Carriaggi rovesciati, affusti fracassati, armi rotte, attrezzi, cenci sanguinolenti coprivano la campagna, che pareva tutta spruzzata di giallo, per la gran quantità di distintivi gialli della brigata Casale. Un numero incredibile di lettere, gettate via dai predoni che avevano svaligiati gli zaini, faceva tristamente pensare a Dio sa quali e quanti cuori, spezzati per sempre.
     I pochi smarriti ritornavano, spiegando come meglio sapevano, la loro assenza. Un certo furiere, che non si era mai veduto durante l'azione, comparve quella mattina, raccontando una serie di avventure. Richiesto dal capitano dove avesse riposto il bossolo, in cui serbava i ruoli della compagnia, rispose seriamente, che una palla di cannone glielo aveva strappato di dosso. Uno scoppio generale di risa salutò cotesta invenzione.

     Si rimase in mezzo a quella gran desolazione più e più giorni, sino a che le squadre di contadini, stesi in catena, ebbero finito di raccogliere i cadaveri nelle grandi buche scavate all'uopo. Ci eravamo talmente avvezzati a questo pietoso lavoro, che non ci faceva più caso. Si commiseravano quei feriti, che venivano trovati ancora vivi dopo molte ore, dopo interi giorni di abbandono sul campo.
     La mattina del 27 ebbi la gioia di vedere comparire mio padre, primo fra i parenti dei volontari, che ci raggiungesse. Egli arrivò carico di lettere, di commissioni, di denaro confidatogli dalle famiglie pei loro cari: e fu accolto festosamente dal campo intero, e ben presto, grazie al suo carattere espansivo, godette anche fra noi della stessa popolarità, che si era già acquistata fra i garibaldini nella campagna comasca, e che doveva mantenere ed accrescere in altre campagne successive.


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Umberto