Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Finalmente ci si licenziò il 17 dicembre. Riuscito tra i primi agli esami, venni assegnato al mio antico reggimento, il 1° granatieri, di guarnigione a Milano, insieme con molti compagni, tra cui Achille Bizzoni, che aveva fatta la campagna nella brigata Regina, giovane pieno di brio, col quale presi alloggio per la grande amicizia che ci univa sin da Pavia; il conte Gritti e lo Zorzi, due colti gentiluomini veneziani, quest'ultimo anche non mediocre dilettante di pittura; Paolo Frigerio, che fu poi a Custoza, nel quadrato del 49°, a fianco del principe Umberto; Luigi Poli, fine, aristocratico, già sin d'allora portato verso un certo sentimentalismo mistico, che gli doveva inspirare una fatale risoluzione; Luigi Chiala, il noto scrittore segnalatosi alla Madonna della Scoperta; Michele Radaelli, il Vighi, l'Amadio, e poi tanti e tanti altri, e poi anche, sicuro, il mio degno sergente Quasso.

     Ci presentammo al reggimento in uniforme di sottotenente il 1° gennaio 1860. E' facile immaginare la soddisfazione per un giovane non ancora ventenne di vestire la tunica elegante che allora si usava, di sfoggiare le spalline rilucenti; ma quando il colonnello Incisa di Beccaria, nella caserma di San Vittore Grande, ci condusse solennemente, in mezzo agli antichi superiori, dinnanzi a quei veterani, che avevano partecipato con noi alle fatiche della campagna, e ci fece giurare su la bandiera, che ci aveva guidati nella battaglia.... Dio mio! la intensità
     della commozione che provai non fu in seguito mai più superata.


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Umberto