Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     È debito di giustizia ricordare anche altri pochi, che per la via di Malta giunsero a Palermo, dall'Alta Italia, pur essi in quei giorni, vincendo ogni ostacolo con singolare pertinacia. Antonio Frigerio e Luigi Perelli, milanesi, s'imbarcarono a Genova il 18 maggio, ed io, ancora in uniforme dei granatieri, li salutai al loro passaggio per Livorno, augurandomi d'incontrarli presto in Sicilia, come di fatto avvenne. A Malta, insieme con alcuni romagnoli, noleggiato non senza difficoltà un vecchio schooner, dopo fortunosa traversata a vela presero terra a Palma, trionfalmente accolti ed accompagnati a Girgenti, ove grandi feste li attendevano. Di là in carrozza raggiunsero Palermo senza molestie.
     Anche questi, come gli altri pochissimi capitati dopo alla spicciolata, furono ricevuti a braccia aperte e subito adoperati in quei momenti di suprema urgenza; perché la capitolazione, liberando Garibaldi e i suoi dai pericoli e dalle fatiche immediate, li aveva posti di fronte a nuovi doveri, pure imperiosi, e non meno gravi di pericoli e di fatiche.

     Occorreva ristabilire innanzi tutto l'ordine e la calma nella città. Ora, alla conclusione della capitolazione, in fatto di ufficiali e di bassi ufficiali più o meno pratici di servizio, e in grado di comandare, non si poteva contare che su la parte ancora valida della falange dei Mille, giustamente bisognosi di riposo, sui pochi sopraggiunti, e sui siciliani più eletti, in tutto alcune centinaia. In fatto di soldati, su qualche migliaio di picciotti, terrazzani, che avevano marciato al seguito dei Mille nelle squadre, o popolani di Palermo: brava gente, animata di sincero entusiasmo e piena di fiducia nei capi, ma assolutamente priva di ogni concetto di milizia.


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Umberto