L'ansia più penosa di quel tempo proveniva dalla mancanza quasi completa di notizie generali. I giornali di Palermo non ne avevano, paghi degli argomenti cittadini; i giornali del continente non arrivavano, perché mancavano ancora le comunicazioni regolari. La curiosità ci divorava, e ci spingeva a lavorar d'immaginazione. Se poi, per via degli ufficiali delle navi da guerra o mercantili di tutte le nazioni, che capitavano in porto, veniva una qualunque novella, questa, in un ambiente così propizio, cresceva gigantesca e si spargeva immantinenti per la città. Ora si narrava che Vittorio Emanuele mandasse un rinforzo di truppe e di bastimenti, e Garibaldi salpasse alla volta di Napoli; ora invece, che i napoletani, rianimati dalla cattura di una spedizione di soccorso, ritornassero alla riscossa; ora che intervenissero le potenze europee coalizzate, ora solamente Napoleone III: e tanto più grosse si sballavano, tanto più trovavano facile credenza.
Un giorno, con l'amico Rebuschini, dopo aver fatto il solito bagno nel mare, anche per liberarci dalle pulci che ci assalivano dappertutto, andammo a bordo della fregata Maria Adelaide, ov'era un mio cugino, Filippo Cobianchi, allora guardia marina, per cavare una qualche informazione sicura. L'accoglienza fu sì affettuosissima, ma ci tornò facile intendere, che le nostre camice rosse sconcertavano quegli ufficiali, e però non ci arrischiammo neppure a chiedere il permesso di sfogliare i giornali, che guardavamo sott'occhio con tanto desiderio, e ce ne tornammo senza aver appreso nulla. Ancora oggi il capitano di vascello, che tutti conoscono per il bravo comandante del Ruggero di Lauria, non ha dimenticata l'impressione fatta dalle nostre camice rosse sul giovinetto luogotenente della Maria Adelaide. |