Intanto si procedeva a gran passo. Mentre i ministri si occupavano dell'assetto politico ed amministrativo, i fidi compagni del dittatore, sotto la direzione del Sirtori e del Turr, preparavano con meravigliosa sollecitudine gli armamenti necessari alla continuazione della guerra. Il giorno 8 di giugno veniva creata una divisione, che seguendo la numerazione piemontese, fu detta la 15a dei Cacciatori delle Alpi in origine, poi dell'Esercito Meridionale, formata di due brigate, di quattro battaglioni ciascuna. Turr ebbe il comando della divisione, e provvisoriamente assunse quello della seconda brigata; Bixio prese il comando della prima. Con i superstiti dei Mille, i pochi continentali sopraggiunti e i migliori delle squadriglie siciliane, si costituirono i quadri di tre battaglioni per brigata, destinati ad essere riempiti con i pochi picciotti già armati, e con quei volontari e quei coscritti, che si sarebbero man mano raccolti. Io venni assegnato, col grado di luogotenente, alla seconda brigata, 3° battaglione (maggiore Bassini), 3a compagnia (capitano Rovighi), e quel giorno finalmente indossai la camicia rossa.
Però, siccome la burocrazia deve farne sempre delle sue, così anche laggiù essa prescrisse per gli ufficiali una casacca e un berretto, rossi bensì, ma di panno lucido, con listoni e mostre verdi filettate di bianco: un orrore. Ma, in verità, molti fecero il comodo loro, e nessuno ci badò più che tanto. I soldati ebbero la camicia e il berretto rosso listato di verde, una coperta di lana e un tascapane, e vennero armati coi famosi fucili dell'Utile. |