Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Rinunciammo a raccogliere i soldati che ci accordava la legge, e ci contentammo per forza dei volontari, i quali, nel percorso fra Palermo e Catania, salirono a un migliaio, appartenenti alle classi meno colte, perché i galantuomini (così chiamansi nell'Italia meridionale i possidenti) non sapevano indurli a fare la campagna da gregari, e noi non accordavamo gradi a chi non aveva precedenti militari.
     Dapprima ci costò non poca fatica dirozzare quelle reclute, di cui alcune sparivano presto, dimenticando di restituire la coperta e magari l'arma. Ma forniti com'erano di pronta percezione, e nutrendo per noi una deferenza illimitata, si formarono assai più sollecitamente e assai meglio di quanto avremmo immaginato. Sul continente poi, fuori del loro ambiente, la trasformazione si compiè come per incanto, e nessuno avrebbe più riconosciuto i cenciosi picciotti di Sicilia in quel fiore di volontari, fieri ed animosi, dei campi di Capua.

     L'onore del miracolo spetta alla ufficialità, che possedeva tutti i requisiti per cattivare le nature più ribelli, e crearne dei buoni soldati e dei saldi cittadini. La componevano per la maggior parte bergamaschi, bresciani e pavesi; in minor numero comaschi e milanesi; pochi siciliani e di altre province d'Italia. E allegria più schietta, fortunata dote del carattere lombardo, regnava sempre nelle file, e giovava anch'essa non poco a modificare favorevolmente le tendenze dei subordinati.
     I picciotti del mio battaglione si sarebbero gettati nel fuoco pel maggiore Bassini, il nostro vecchio amico di Pavia. Burbero, buono, maldicente, coraggiosissimo, con una grinta tutta sua, con una testa bernoccoluta (come dice l'Abba nelle sue impareggiabili Noterelle di uno dei mille), con certe arie alla Bixio, uno scudiscio alla mano, su le labbra la bestemmia pavese: carogna!, egli imponeva loro un timore salutare, che si convertiva presto in devozione sincera, perché lo vedevano occuparsi indefessamente delle loro sorti con appassionato amore. Se poi volessi nominare partitamente, come meriterebbero, i commilitoni, io dovrei riportare almeno per metà la lista delle ultime quattro compagnie della prima spedizione, che costituirono i quadri della seconda brigata.


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Umberto