Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Questi era pure fornito di grandi attitudini, ma era d'altra stoffa del Turr; e forse, appunto per l'amore dei contrasti inerenti alla natura umana, il Turr lo aveva prescelto a suo successore. Eber possedeva la coltura, il gusto, il temperamento del letterato; corrispondente del Times, che lo pagava profumatamente, noto pei suoi viaggi in Oriente, non mancava di studi militari: ma, in cambio, non era animato dal fuoco sacro del mestiere. Lo si indovinava dall'aspetto poco marziale, malgrado l'alta statura, e dalla foggia borghese del vestire. Fedele alla moda britannica, cingeva di rado la sciabola, e non portava alcun distintivo né sul cappello di feltro all'ungherese, né sulla casacca rossa, che sola, di tutto l'abbigliamento, lo dinotava garibaldino. Il contegno riservato, la parsimonia nelle parole, da cui traspariva la convinzione della superiorità, lo sguardo freddo dell'occhio grigio, perfino la correttezza rigida delle abitudini inglesi, agghiacciavano in tutti noi ogni tentativo di espansione. Infatti, sebbene godesse fra noi stima e considerazione, egli non curò mai di contrarre una sola amicizia. La natura gli aveva negato quel dono, di cui era stata prodiga a Turr, il dono della influenza ammaliatrice, che ravviva la corrente di simpatia fra le truppe e il comandante.

     Egli abbandonava volentieri la cura della brigata al suo capo di stato maggiore, il colonnello Pietro Spangaro, un patriota di vecchia data, antico ufficiale sotto l'Austria, valoroso difensore, nel 1849, di Venezia sua patria, ove combattè con il grado di maggiore. Rifugiato in Egitto durante il periodo della emigrazione, era corso in Italia l'anno innanzi per vestire la divisa dei cacciatori delle Alpi, e aveva poi seguito Garibaldi nella prima spedizione di Sicilia. Tutti lo amavano per la grande bontà, che gli si leggeva anche in volto, e perché esercitava le funzioni del suo ufficio con passione e con cognizione, avendo compiuta la sua educazione militare nel collegio di Neustadt. Si deve a lui, lo si può dire senza esitazione, se la brigata raggiunse un completo assetto.


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Umberto